“ They say that the time will heal it, the pain will go away
But everything, it reminds me of you and it comes in waves
Way you laugh when your shoulders shook
The time you took to teach me all that you had taught
Tell me, how am I supposed to move on?o”
Wrecked, Imagine Dragons, 2021
“Vorrei tanto capire cosa mi frulla nel cervello”
L’ho scritto su un pezzo di carta soprappensiero durante una chiamata qualche giorno fa.
Non mi sento confusa in questo periodo, ma nervosa, come se il mio corpo fosse una bottiglia di acqua frizzante che ha rimbalzato in auto per tutto il pomeriggio, e una volta messa sul tavolo e avvicinato l’orecchio potessi sentirne lo sfrigolio.
Forse non sono abituata a tutta questa energia, ma proprio per niente. Oggi sono tramortita e dopo tanto tempo mi sento veramente esausta, e in minima parte forse è confortevole sentirsi così, dopo questi anni in cui conosco solo Angelica stanca, assopita e vinta, è come se dovessi riscoprirmi, conoscermi nuovamente e ristabilire l’ordine.
Devo mettere d’accordo Angelica che stava bene e che cominciava a scoprire il mondo, Angelica schiacciata dalla malattia e Angelica adulta con tutte queste emozioni contrastanti che si mischiano e fuoriescono senza particolare controllo. Inoltre una ha 11 anni, l’altra 24 e infine me di 26 che in modo maldestro divide le altre due.
Non so come spiegarmi meglio, ma è difficile e forse questo mio rigurgito sembrerà un inutile capriccio da privilegiata, perché sì, il Trikafta l’ho ottenuto e ho avuto indietro tanta vita, certo non sono guarita e la malattia a tratti è ancora limitante, ma sto meglio, decisamente.
E ogni tanto sento un po’ di sindrome dell’impostore, come se me lo meritassi al 95% perché altri che soffrono da più tempo non sono ancora riusciti ad ottenerlo. E quel 5% pesa più del previsto, come un ciglio nell’occhio.
Non vorrei essere fraintesa: non penso ogni giorno a questa cosa, non penso di non aver meritato il farmaco, sono felice e cerco di imparare ogni giorno a godermi questa vita restituita. Solo che non mi aspettavo affiorassero pensieri simili.
Forse amo solo il dramma e ho troppo tempo libero per farmi questi film mentali. Ma ci sono giorni in cui ho la tendenza a svalutare i miei problemi perché ho avuto questa fortuna. Quindi devo darmi da sola uno schiaffo mentale per ricordarmi che ho il diritto di lamentarmi ogni tanto (non troppo perché poi non mi sopporto più).
A volte mi sento come un’ereditiera seduta nella terrazza della sua villa alle Hawaii addolorata di non essere stata invitata all’ultimo party.
Prima o poi troverò un equilibrio in tutto questo, o semplicemente conoscerò di più questa nuova versione di me facendo pace con questo strano senso di colpa.
Forse un giorno su un pezzo di carta scriverò semplicemente: “sono io”, e tutti gli spettri di me stessa confluiranno mischiandosi e diventandone uno solo, smettendo di essere spettro e iniziando ad essere solo me stessa.
La possibilità di riavere la mia vita me l’ha data il Ttrikafta, il diritto posso concedermelo solo io.