“ Guardo dentro di me o forse no
Quanto è borghese tutto questo, mi vergogno un po’
Non so più come sto, chi vincerà
Né come stavo quando mamma ha lasciato papà
Ciò che è sepolto in me ritorna su
Speriamo spunti fuori qualche bel ricordo
Quando ho incontrato te, e chi lo sa
Manco ricordo quand’è che mi hai dato il numero”
Quando ho incontrato te, Cosmo, 2018
In questi mesi complessi oltre tutto ciò che ho raccontato, mi sono anche sentita impaurita, insicura sul mio futuro, incerta delle mie capacità. Non ero in grado di trasformare le perdite in opportunità per rendere la vita ancora più preziosa, cosa che in genere mi è sempre risultato facile fare.
Non trovando più questa parte di me, giravo sperduta nel mio corpo alla ricerca di una mappa che mi indicasse dove andare. Come quando ti perdi in quegli enormi ipermercati e passi sedici volte di fronte alla stessa vetrina della stessa catena di trucco.
Se avessi trovato la mappa di quel preciso momento sarebbe stato un enorme poster bianco con un pallino sbiadito con su scritto: “tu sei qui, almeno credo”.
Pensavo alla prospettiva di vivere da sola e come una matrioska saltavano fuori sempre più paure: “Ma se non sto bene?”, “Se non riesco a risparmiare”, “Se sono infelice?”, “ Se non sono in grado?”, “Riuscirò a portarmi tutte le medicine?” “Mi organizzerò abbastanza decentemente?”.
Non sapere dove sono, sia fisicamente che mentalmente mi crea sempre forte ansia, perché non bastano persone accanto che mi mostrino la strada, non basta una tisana calda, non basta nemmeno il tempo. Se non mi trovo io come posso andare avanti o in una qualsiasi direzione? Se non so chi voglio essere, se non riesco a trovare obiettivi, chi sono?
Mi svegliavo angosciata, ogni prospettiva mi ci faceva sentire, ogni progetto anche se idealmente bello.
Poi in questi giorni mi sono accorta che questa sensazione non c’era più, ero ritornata me stessa, non mi serviva una mappa perché sapevo esattamente in che direzione andare, e non camminavo, correvo.
No so bene dire cosa sia successo esattamente: magari quella tisana ai frutti rossi in più, magari il tempo che è passato, l’arrivo della primavera, il supporto delle persone che amo, l’amore verso me stessa, la mia testa dura, la felicità, la gratitudine, la salute.
Non sono il tipo che scrive ricette emotive per stare meglio dopo un periodo negativo, perché credo che la vita sia esattamente il caos di un paio di righe sopra. Confusione disordinata in cui con pazienza trovare la strada che fa al caso nostro.
Ormai mi sono imposta che è normale non capire perfettamente tutto, spezzare il capello in quattro per comprendere come e perché ci è accaduto una determinato evento.
Qualche giorno fa ho fatto una cosa che procrastinavo ormai da troppo tempo (anche per paura del Covid), mi sono iscritta in palestra. Per prevenire la mia pigrizia ne ho scelta una che avesse anche la piscina, più corsi per diversificare l’allenamento, e la spa perché mi gasava lo ammetto.
Vorrei aggiornarvi su questo percorso che ho deciso di iniziare, mi piacerebbe avere soddisfazioni da condividere, lo sport è una medicina in più contro la Fibrosi Cistica e il Kaftrio mi ha aperto la porta non solo per stare meglio, ma per far sì che ne valga la pena.
Marzo forse è un po’ tardi per i buoni propositi ma vorrei quest’anno tornare a casa esausta ma questa volta perché ho vissuto non perché ho resistito, vorrei avere un po’ meno paura e vivermi appieno questo momento della mia vita di cui mi sento enormemente grata, essere cosciente al 100% di poter fare un passo davanti all’altro, di poter fare progetti a lungo termine, che posso non solo crescere, ma invecchiare.