“ E poi mi fermo tra l’inizio e la fine
Sulle banchine al confine del mondo,
Dove noi ci sedevamo a guardare
Le nostre vite scivolare
E se anche l’ultimo minuto
Non passa mai
Resta il tempo di un saluto
Senza di noi”
Dove Siamo, Ilaria Graziano e Francesco forni, 2013
Sono mesi che mi ritrovo sulla pagina bianca come se stessi attendendo sulla riva l’attimo più opportuno per tuffarmi, attimo che non arriva mai, anzi dopo qualche minuto di attesa di solito comincia a tirare vento e la mia idea di rinfrescarmi con una bella nuotata viene meno. Torno indietro attendendo la prossima estate.
Il fatto è che sono stati mesi veramente duri, che si sono susseguiti uno dietro l’altro senza aspettare che il precedente si raffreddasse.
Ci eravamo lasciati che avevo perso Luciana, per la quale non c’è stato il tempo di ricucire le ferite.
I miei zii sono risultati positivi, è iniziata una lunga agonia che è terminata spezzando ogni speranza di guarigione. Non ho mai preso sottogamba il covid, ma vederlo da più vicino è straziante, ammala i corpi e sfianca le menti. Distruggendo a poco a poco speranze e rendendoci muti, vinti dallo sconforto.
In tutto questo è mancata anche la mia cagnolina, l’ho accompagnata insieme a mio papà a farla sopprimere perché soffriva, non mangiava né beveva più.
L’ho tenuta in braccio letteralmente fino all’ultimo respiro e nonostante lo strazio e la tristezza so che i suoi ultimi anni non avrebbe potuto viverli meglio.
Sono successe altre situazioni stressanti e spiacevoli, ma fortunatamente drasticamente meno pesanti. Per la prima volta dopo davvero tanto tempo non ritrovavo il mio ottimismo, la mia speranza che ho sempre per il futuro, la mia forza interiore che mi fa alzare anche con la schiena rotta.
Mi sentivo costantemente triste, nervosa, impotente di fronte agli avvenimenti. Per questo devo ringraziare le persone che mi sono state vicine con pazienza e amore nonostante il mio abbattimento.
L’essere umano si adatta a tutto, ad ogni situazione, lo provano i fatti recenti. Se non ne fossimo capaci vagheremmo nelle strade urlando di panico maledicendo il giorno in cui siam venuti al mondo.
Ci adattiamo ma immagazziniamo, mangiamo tutto quello che ci accade perché non possiamo farne a meno, non possiamo scegliere di eliminare un avvenimento, di cancellare senza che la carta sia ancora perfettamente bianca, il solco rimane e dobbiamo accettarlo, che ci piaccia o meno. Continuando a cancellare nello stesso punto però a un certo punto la carta si strappa e dobbiamo prendere un altro foglio, è necessario se si vuole continuare a scrivere.
E questi solchi mi hanno fatto strappare il foglio, sono stata a guardare a lungo la gomma sporca di grafite, maledicendola. Ora sono qui con una risma nuova, perché se è vero che ci adattiamo è anche vero che un po’ ci dobbiamo mettere del nostro per far sì che sia possibile.
Per concludere vi chiedo di perdonare la mia assenza silenziosa, ma per potermi tuffare ho dovuto prima di tutto fidarmi nuovamente dell’acqua senza pensare al vento.