“ In un mondo che
Prigioniero è
Respiriamo liberi
Io e te
E la verità
Si offre nuda a noi
E limpida è l’immagine ormai”.
Il mio canto libero, Lucio Battisti, 1972.
Oggi ho sistemato un tavolino vicino al divano, ho sistemato il computer, ho acceso una candela alla vaniglia e ho fatto partire la musica.
In questi strani giorni ho pensato molto, ragionato su questioni ampie e complesse. Sono giorni sereni, in cui ho pianto e ho riso tanto, ho ripreso i rapporti con una persona con cui non mi sentivo più causa banali incomprensioni, comprato tantissimi regali per le persone a cui voglio bene, ascoltato tanto Bob Dylan, camminato per ore senza un colpo di tosse.
Ciò che mi sento di condividere è l’estrema gratitudine: la vita è complessa e spesso mi sono ritrovata ad odiarla, odiare la sua trama insidiosa, odiarne le difficoltà o anche le più piccole sue componenti. Ma ora più che mai capisco che il problema non è la vita, e che se le cose non vanno bene siamo i soli a poter cambiare il corso degli eventi. Mi sono scontrata con una realtà in cui le persone reagiscono violente non nelle azioni, ma nel modo di essere, ho scoperto quanto siano comuni atteggiamenti aggressivi o crudeli tra esseri umani, dell’insoddisfazione cronica senza volontà di reazione. Voglio distaccarmi da questo sistema sterile e inconcludente destinato al fallimento. Nella mia vita voglio libertà di essere, semplicemente questo.
Avere dolcezza e rispetto verso noi stessi è il fondamento su cui costruirci, tutto qua.
Ho tolto una cornice dal muro di camera mia, ma non ho ancora trovato un degno sostituto.
Tra le tante emozioni che ho provato mi sono sentita proprio come un chiodo nella parete che non sorregge più nulla, il fatto è che a volte mi dimentico di non aver bisogno di quadri, cornici o scaffali per non sentirmi sola o compresa.
A volte ci sentiamo in dovere di spiegare ad altre persone come siamo e ci dimentichiamo di dirlo a noi stessi, di parlarci a cuore aperto, è capitato di darmi per scontata e non voglio che accada mai più.
Sono grata della persona che sono, dei miei genitori, dei miei amici, della salute che sto ritrovando grazie al Trikafta, di essere riflessiva, di essere frivola, del cibo ipercalorico, dei miei fallimenti e delle mie vittorie.
Qualche giorno fa ho ritrovato la mia vecchia risata, non quella modificata dall’esigenza di tossire il meno possibile, quella soffocata. Ho riso e ho erroneamente pensato di non essere io, di essere doppiata o di aver sentito male, ma era semplicemente la mia voce senza mutilazioni.
In questo Dicembre, dove mi ritrovo a soppesare chi è Angelica e chi vorrebbe essere, scopro che è tutto possibile, anche ridere sguaiatamente.