Capitolo 44: 1 mese dopo – Incontenibile









 So let’s sink another drink
‘Cause it’ll give me time to think
If I had the chance I’d ask the world to dance
And I’ll be dancing with myself”.
Dancing with Myself, Billy Idol, 1985.

Ieri abbiamo addobbato l’albero di natale (in anticipo lo so), mentre appendevo le palline e facevo scivolare le ghirlande sul nostro albero spelacchiato, mi sembrava di riscoprire gesti dimenticati, accantonati nella mente per farli rimanere al sicuro. Forse perché l’anno scorso l’albero l’ho visto in una foto sul cellulare mentre ero in ospedale.

Il mese di Novembre non mi è mai piaciuto: grigio e senza stimoli, mentre ora sarà un mese pieno di gioia, conquiste, da festeggiare come un secondo compleanno.

È passato un mese e un giorno dalla prima somministrazione, un mese dove mi sono incontrata di nuovo, ero sempre stata lì ma da un po’ stavo mollando la presa, mi stavo dimenticando chi fosse Angelica senza fatica, senza stanchezza e tosse continua. 

Ho sempre cercato di rimanere a galla, graffiando con le unghie l’acqua sopra di me che diventava sempre più spessa, sempre più soffocante, mentre il cielo più sfuocato e distante.

Sono partita da un 37% di capacità respiratoria e sono arrivata dopo pochissimi giorni a sorpassare il 50%, addirittura una sera sono arrivata ad un 61%.

Questi valori non sono da sorrisi ma da urla, non sono da jam session ma da concerto Heavy Metal.

Come ho scritto ad una ragazza sto ricordando cosa voglia dire vivere, dopo mesi di sopravvivenza.

Questo mese è stato talmente tante cose che potrei scoppiare se me le tenessi tutte dentro:

La gioia di aver ripreso a vivere, le scale che non sono quasi più montagne invalicabili, la vitalità incontenibile, il respiro che non è più così mozzato, l’appetito che è tornato, nessun pasto rimesso, la voglia di cantare tutto il giorno o di investire tutti con un fiume di parole solo per dire quanto la vita possa essere bella, di come perdere la speranza sia la scelta più sbagliata e di quanto io sia enormemente felice, di come il futuro non mi faccia più paura e al contrario come io sia impaziente di tuffarmici dentro.

Qualche giorno fa ho avuto la prima visita dopo la prima somministrazione, parlavo di tutto questo fuori dall’ambulatorio con la psicologa e non mi ero subito accorta che seduta ad aspettare ci fosse la mamma di una ragazza fc.

Ci siamo accorte che tutto quel racconto di gioia l’aveva scossa e commossa, si è asciugata frettolosamente le lacrime e ci siamo guardate sorridendo: “È questa la bellezza” mi sono detta. Perché questa piena di parole è solo un urlo di felicità, è una ricerca di un nome ad un’emozione che non lo ha, ed è giusto così.


Dedico questo capitolo a Francesca, che ha finalmente ricevuto i suoi polmoni nuovi, e le auguro con tutto il cuore di godersi la sua nuova vitalità, che non ha mai perso, ma che ora potrà godersi senza riserve.

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