“ Se non ti spaventerai con le mie paure
Un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle
In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore
E su di me puoi contare per una rivoluzione”.
En e Xanax, Samuele Bersani, 2013.
In passato e ogni tanto anche ora, mi è capitato di pensare “meglio a me che a un altro”, se stavo male mi dispiaceva per il dolore che infliggevo alle persone che amavo. Posso accettare la mia distruzione, non quella degli altri. Sono in grado di raccogliere i cocci, cercare la colla e rimetterli insieme più o meno correttamente.
Angelica può accartocciarsi, sciogliersi e spegnersi, ma è più complicato quando le conseguenze sono fiamme ardenti su un campo di grano. Spesso mi ritrovo a pensare: “Come si fa? Qual è il giusto discorso motivazionale che posso farmi questa volta senza mentire a me stessa?”
La verità è che non è così semplice, o sei un eremita o qualcuno che ti vuole bene soffrirà con te per forza. Non ho una risposta a questo, non sono in grado di argomentare, ma so che non siamo sacrificabili, non meritiamo di stare soli, dobbiamo a noi stessi la stima e la volontà di rialzarci sempre, anche quando il pavimento è ghiacciato.
Non rinunciate alle cose belle, non tagliatevi le gambe, sorridete e amate a testa alta.
Non è semplice gestire sé stessi, ed è ancora più complicato gestirsi in relazione ad altri.
Insieme però si sorregge qualsiasi cosa, e anche quando le braccia cominciano a cedere e le mani dolgono, alzando lo sguardo puoi comprendere che non si attende di rimanere schiacciati in due, ma di scostare quel masso e stringersele quelle dannate mani.
Questo capitolo lo voglio dedicare a chi è in attesa di trapianto, circondatevi di amore, che lo meritate.
Con affetto, Angelica.