“Words are flowing out
Like endless rain into a paper cup
They slither wildly as they slip away across the universe
Pools of sorrow waves of joy
Are drifting through my opened mind
Possessing and caressing me ”
Across The Universe, The Beatles, 1970.
Una volta su un questionario ho letto: “faccio fatica ad allacciarmi le scarpe”, con un bel quadratino da riempire accanto. Lì per lì mi era venuto un brivido lungo la schiena e avevo pensato: ma no, no assolutamente.
Ora che sono settimane che mi ci ritrovo mi ci sono già quasi abituata. Ogni tanto mi spaventa la facilità con cui mi adatto a certe situazioni. Mi piego e sento una saracinesca che si chiude all’altezza dello stomaco, in realtà sono i miei polmoni che avendo meno spazio a disposizione protestano, come piedi in scarpe troppo strette, non fanno allacciare le mie.
Sentirsi “mancare il fiato” è proprio quello che sembra, puoi provare a dare la colpa a quello scalino, che settimana scorsa era meno alto, alle tue gambe che ieri erano più corte, a Saturno che è entrato in Giove e quando succede è sempre un casino. È come cercare di gonfiare una ruota bucata: inutile e deludente.
A volte mi sembra di essere un pesce in un bosco, un pesce molto stupido quindi. Convinto di essere scoiattolo, finché tra una ghianda e l’altra non si rende conto di star soffocando, ma il mare è ormai troppo lontano.
Siamo immersi nell’aria e non ne abbiamo a sufficienza, è come essere ad un concerto completamente sordi o avere la casa piena di libri ed essere analfabeti.
Siamo fiori costretti in vasi troppo stretti, sogniamo un prato vasto e luminoso e invece siamo relegati su balconi di città grigie e inquinate.
Arriva anche il momento in cui il vaso diventa più spazioso, e il balcone un terrazzo: gli scalini si abbassano magicamente, le gambe anche se si allungano non sono più un problema, nulla è entrato in Giove e i polmoni non hanno sbagliato misura di scarpe questa volta.
E allora accetto ogni uscita, ogni scalino e mi allaccio tutte le scarpe che ho.
A volte vengo presa in giro perché non nascondo di essere vanitosa, mi piacciono i vestiti, mi piacciono i capelli sistemati, ho un serio problema con creme per il viso e sieri miracolosi. Ho una spazzola nella borsa e ben due rossetti sempre dietro.
L’altro giorno mia mamma mi ha dato da sistemare i miei panni stirati, erano tutti pigiami o magliette da stare in casa. Lo specchio della mia quotidianità in queste settimane. Il fatto è che di trascinarmi in casa, di lavarmi e poi sedermi per riprendere fiato, di bere lentamente perché respirare dal naso non è sufficiente, di mangiare a bocca aperta e mille altre cose che mi fanno sentire un animale, mi hanno stancato.
Vorrei scarpe comode per i miei polmoni, ruote che non si bucano così facilmente e non avere mai paura di saracinesche abbassate. Chiedo solo di rimanere sul mio palco, con il sipario sempre aperto.