Capitolo 33: Note Storte









I’m waitin’ up, savin’ all my precious time
Losin’ light, I’m missin’ my same old us
Before we learned our truth too late
Resigned to fate, fadin’ away”.
Hold me while you wait, Lewis Capaldi, 2019.

Attesa, distanza, disinfettante, mascherine, polmonite. 

Cinque atti che conosco bene, di cui ho guardato infinite volte le repliche, seduta sola nella mia poltrona in un teatro vuoto.

A quanto pare c’è un nuovo spettacolo, ma questa volta la biglietteria è affollata.

Siamo tutti spettatori della stessa opera e non c’è nessuna recensione da consultare prima di entrare in sala. 

Non voglio ripetere quello che già in molti hanno voluto giustamente sottolineare, ma è sempre giusto ribadire che non esistono persone di serie A e di serie B

Spero che questo grigio spettacolo possa concludersi il più in fretta possibile, senza rumore, senza applausi, ma in un silenzio caldo, di esseri umani che si sono ritrovati. 

Perché mai come in questo momento è giusto avere cura per sé stessi e per gli altri, rispetto e dolcezza.  Ci si dimentica troppo spesso “dell’avere cura”, ci si calpesta i piedi, ci si siede scomposti noncuranti di oscurare la vista a chi è seduto dietro. 

Il vero Virus è lo sguardo rivolto solo al proprio riflesso, la noncuranza è la vera quarantena, l’isolamento lo creiamo noi, allontanando chi ci fa paura, chi è più debole, chi non comprendiamo.

Spesso mi sono sentita sola in quel vecchio teatro, la poltrona era ormai sformata per quante volte mi ci sono seduta. 

Essere una minoranza ti spinge a ricercare chi è nella tua stessa situazione e trovare forza, e la cerchi disperatamente nelle parole, nei gesti ed è difficile per me, per noi, perché se hai la Fibrosi Cistica non puoi abbracciarti, toccarti o anche solo rimanere nella stessa stanza di un altro malato senza una mascherina addosso. 

Avete la possibilità di assistere a questa lirica dalle note storte insieme, fatelo per favore

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