“ Si sta facendo del male dentro, perché le frasi, gridate così nella gola, in petto, ma senza esplodere nell’aria, sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.”.
Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome, 2012.
Pagine bianche. Vestiti lasciati su una sedia. Polvere sulle mensole. Pause.
Lo so Angelica che ne avresti bisogno, e non delle solite pause imposte.
La stanchezza ti ha sempre giocato brutti scherzi: poca concentrazione, tristezza, fragilità.
So che sei stufa di sentirti sottile come carta velina, che viene rovinata e spezzata da colpi di tosse troppo forti e troppo frequenti. Mi spezza il cuore sentirti sdrammatizzare fino allo sfinimento, scherzi e fingi di essere plastica dura, ma ci eravamo ripromesse di non farlo più. So bene che è la via più semplice, per chiudere un discorso troppo lungo, troppo doloroso, e che sappiamo a memoria.
Sento il bruciore dei graffi in gola, quando ti avvinghi con tutte le nostre forze per non cadere giù.
E conosco benissimo il contenuto di quella porta chiusa a doppia mandata, racchiude tutte le parole che a voce alta non abbiamo mai detto, le lunghe degenze, le attese, le speranze in fondo alla strada che non riesci a raggiungere.
Perché la morte non ti spaventa, perché avere gli occhi aperti ma i piedi murati nel pavimento è molto peggio.
Quindi ora brucia le mie parole, fanne un cumulo di cenere e fidati di me quando dico che andrà meglio, anche se non succederà, anche se andrà peggio. Perché la positività la Fibrosi Cistica non può e non deve portarcela via.
Ti voglio bene
con affetto, Angelica
La ricerca deve andare avanti perché siamo esausti, perché questa routine, la nostra quotidianità non è e non deve essere la normalità, ma l’eccezione prima di una cura, una pagina bianca che aspetta solo di essere scritta.