Capitolo 28: Fiammiferi









If I were alone, I would cry
And if I were with you, I’d be home and dry
And if I go insane
Will you still let me join in the game? “.
If, Pink Floyd, 1970.

Mi hanno sempre detto che ho un gran senso dell’umorismo, ho quasi sempre la battuta pronta e ridere è tra le cose che amo di più al mondo.

L’ironia mi ha sempre protetta: dalle brutte giornate, notizie spiacevoli, dagli altri e da me stessa.

Ma quando dentro hai una strada trafficata, un edificio che sta crollando e rovi che ti graffiano? Come fai a pronunciare a voce alta certe paure, quando ti fa paura anche solo sussurrarle?

Abbasso il volume e sorrido, esaspero tutto sperando di crederci anche io prima o poi, magari ripetendomelo un po’ di volte. 

A casa però devo tornarci, e quando la luce si spegne i clacson diventano assordanti sono in mezzo alle macerie senza sapere come uscirne.

Dentro di me so che ritornerà il giorno e che dalla finestra rientrerà la luce, ed è con questa promessa che mi addormento.

In tutti questi rallentamenti fatti correndo, scalini che spesso sembrano montagne, compresse che traboccano dal contenitore, stanze buie e lanterne che sembrano fiammiferi non voglio lasciarmi spaventare.

Non ci sarà il tempo per salutare nel caso cadessi su queste assi pericolanti, quindi non devo avere paura, nessuno di noi deve averne. 

Perché quando siamo soli, le stanze sono oscure e i nostri letti vuoti, anche un fiammifero possiamo farlo diventare lanterna. 

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