Capitolo 23: Puzzle









Keep on running, running from my arms
One fine day I’m gonna be the one
To make you understand”.
Keep on Running, The Spenser Davis Group, 1988.

Quando ero piccola sognavo di diventare grande, ad ogni compleanno prendevo un foglio e scrivevo il mio nome per vedere se la calligrafia era cambiata, se era finalmente meno infantile e impacciata, come se avere una calligrafia più adulta volesse dire essere automaticamente cresciuta.

Non sapevo in realtà nemmeno cosa significasse “crescere”, alla fine con le mie bambole e i miei panini al prosciutto per merenda stavo bene, era solo divertente cambiare numero di scarpe o farsi misurare l’altezza vicino allo stipite della porta.

Mi ricordo un imbarazzante tentativo di trucco in seconda media in cui l’eye-liner era ovunque tranne che sulla mia palpebra, le matite colorate in prima superiore, lucidalabbra appiccicosi che diventavano un tutt’uno con i capelli mossi dal vento, e tacchi troppo alti e di discutibile gusto.

Ho sempre ignorato che crescere, per me, sarebbe stato più complicato.

Che avrei dovuto fare i conti con il mio intestino prima, e con i miei polmoni dopo. Non ho preso in considerazione la salute perché ai tempi non mi dava particolari problemi. Perché pensare, mentre correvo con la frangetta sudata dietro alla mia cagnolina per i corridoi di casa, che un giorno il fiato sarebbe potuto mancarmi?

Ora, 23 ottobre 2019, vedo con più precisione il famoso mondo degli adulti, che è meno “Casa dei sogni di Barbie” e più un puzzle da 9000 pezzi da terminare in venti minuti.

Ora so che dovrò fare i conti con lavoro, spese, bollette e salute. Mischiare tutto in un pentolone sperando che ne venga fuori qualcosa di buono, non solo di commestibile.

Sento che tutto questo sarà possibile, io ci credo e sono positiva, mi incateno alla speranza di vedere nuovi farmaci, di ripensare a questi anni con tenerezza in un futuro sconfinato, un film senza titoli di coda, un tramonto caldo che non si trasformi mai in notte.

Torna su