Capitolo 21: Chiavi









La fine dei vent’anni
É un po’ come essere in ritardo
Non devi sbagliare strada
Non farti del male
È trovare parcheggio”.
La fine dei vent’anni, Motta, 2016.

Sono in pigiama, sul divano e faccio fatica a scegliere parole adatte per raccontarvi la mia serenità e felicità.

Lunedì 30 ho iniziato la mia prova lavorativa in un’agenzia della mia città. Mi sono svegliata alle 7 di mattina, ho bevuto a forza una tazza di caffellatte, ho fatto le mie terapie, mi sono truccata senza nemmeno guardarmi allo specchio e ho spazzolato velocemente i capelli. 

Il tragitto in macchina è stato abbastanza breve, siamo arrivate davanti all’edificio e ho salutato mia mamma soprappensiero.

Ho suonato il campanello e una voce mi ha detto di salire ad un piano che non ho capito, mi sono fiondata su per le scale e alla fine la porta giusta l’ho trovata, forse il ragionier Fantozzi non mi ha ancora del tutto contagiata. 

Il seguito è stato molto veloce e travolgente: ritrovandomi di colpo alle 18 di venerdì sera esausta, ma soddisfatta.

Era la prima volta in vita mia che lavoravo, è stato faticoso e mi ha messo alla prova più di qualsiasi esame. Ho imparato il funzionamento di molti programmi e strumenti, ma soprattutto ho imparato che posso cavarmela, non vado nel panico al primo ostacolo e che, alla fine, reggo abbastanza bene la stanchezza. 

È stata una settimana lentamente veloce: mattinate frenetiche, pranzi solitari, pranzi in compagnia, pomeriggi lunghi annacquati col caffè della macchinetta, sere troppo brevi abbracciati, sere troppo lunghe con il letto decisamente troppo vuoto. Un giorno dopo l’altro, diverso e uguale, come scendere lungo una discesa ripidissima su una bici senza freni, sperando di non schiantarsi contro un albero o di non investire un procione.

Non è un lavoro faticoso in termini fisici, non vado in miniera e non sollevo silos, ma la paura sotterranea di non farcela, dei “se” e dei “ma” che affiorano ogni tanto in superficie, quando rimani fermo a rimuginare o mentre ti si presenta un problema che non sai subito come risolvere. 

In ogni caso Venerdì sera è arrivato rapidamente: sono tornata a casa, ho mangiato, ho fatto le mie solite terapie e alle 21:30 ero già con la bava alla bocca a pancia in sù nel mio letto.

Sabato mattina alle 6 e mezza ero sveglia e alle 11 ero già a Parma con Alessandro.

Non so se verrò presa, altre persone prima di me hanno sostenuto la stessa prova e non ho idea del loro livello di competenze. 

Mi sento però di dire che non potrei essere più felice ed orgogliosa, non solo per la prova in sé, ma anche e specialmente per il mio corpo, che ha retto alla perfezione. 

E sono orgogliosa perché sostenendolo regge ancora, perché sì: le terapie impegnano buona parte della giornata, sono letteralmente ingombranti se devi stare fuori casa anche solo per una notte, sono faticose e non è detto che in questo modo si stia automaticamente bene, ma ti permettono tutto questo. Ti permettono di avere combinazioni infinite di possibilità: giornate meravigliose, impegnative, noiose. Ti danno la possibilità di tornare a casa, stenderti sul letto ed essere profondamente e meravigliosamente stanca.

Quindi tenete duro, stringete i denti, spronatevi anche quando non ne avete voglia, e tenetevi strette le persone che lo fanno quando siete troppo stanchi. 

Prendiamocele queste chiavi, che non ce le regala nessuno.

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