Capitolo 12: Sipari Aperti









Words are flowing out
Like endless rain into a paper cup
They slither wildly as they slip away across the universe
Pools of sorrow waves of joy
Are drifting through my opened mind
Possessing and caressing me
Across The Universe, The Beatles, 1970.
Bobbio Ponte

Una volta su un questionario ho letto: “faccio fatica ad allacciarmi le scarpe”, con un bel quadratino da riempire accanto. Lì per lì mi era venuto un brivido lungo la schiena e avevo pensato: ma no, no assolutamente. 

Ora che sono settimane che mi ci ritrovo mi ci sono già quasi abituata. Ogni tanto mi spaventa la facilità con cui mi adatto a certe situazioni. Mi piego e sento una saracinesca che si chiude all’altezza dello stomaco, in realtà sono i miei polmoni che avendo meno spazio a disposizione protestano, come piedi in scarpe troppo strette, non fanno allacciare le mie.

Sentirsi “mancare il fiato” è proprio quello che sembra, puoi provare a dare la colpa a quello scalino, che settimana scorsa era meno alto, alle tue gambe che ieri erano più corte, a Saturno che è entrato in Giove e quando succede è sempre un casino. È come cercare di gonfiare una ruota bucata: inutile e deludente.

A volte mi sembra di essere un pesce in un bosco, un pesce molto stupido quindi. Convinto di essere scoiattolo, finché tra una ghianda e l’altra non si rende conto di star soffocando, ma il mare è ormai troppo lontano.

Siamo immersi nell’aria e non ne abbiamo a sufficienza, è come essere ad un concerto completamente sordi o avere la casa piena di libri ed essere analfabeti.

Siamo fiori costretti in vasi troppo stretti, sogniamo un prato vasto e luminoso e invece siamo relegati su balconi di città grigie e inquinate. 

Arriva anche il momento in cui il vaso diventa più spazioso, e il balcone un terrazzo: gli scalini si abbassano magicamente, le gambe anche se si allungano non sono più un problema, nulla è entrato in Giove e i polmoni non hanno sbagliato misura di scarpe questa volta.

E allora accetto ogni uscita, ogni scalino e mi allaccio tutte le scarpe che ho. 

A volte vengo presa in giro perché non nascondo di essere vanitosa, mi piacciono i vestiti, mi piacciono i capelli sistemati, ho un serio problema con creme per il viso e sieri miracolosi. Ho una spazzola nella borsa e ben due rossetti sempre dietro. 

L’altro giorno mia mamma mi ha dato da sistemare i miei panni stirati, erano tutti pigiami o magliette da stare in casa. Lo specchio della mia quotidianità in queste settimane. Il fatto è che di trascinarmi in casa, di lavarmi e poi sedermi per riprendere fiato, di bere lentamente perché respirare dal naso non è sufficiente, di mangiare a bocca aperta e mille altre cose che mi fanno sentire un animale, mi hanno stancato.

Vorrei scarpe comode per i miei polmoni, ruote che non si bucano così facilmente e non avere mai paura di saracinesche abbassate. Chiedo solo di rimanere sul mio palco, con il sipario sempre aperto.

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